Spesso, nella mia qualità di praticante e di insegnante, mi viene chiesto se, e come, la pratica del taiji possa migliorare disturbi e malattie di cui si fa conoscenza con il passare del tempo.
Posto che non è facile rispondere a questa domanda, e che non esiste una risposta chiara e semplice, è bene chiarire subito che praticare con attenzione e consapevolezza può essere, se non un rimedio, un modo per conoscersi meglio, qualità indispensabile per superare o gestire al meglio diversi tipi di difficoltà, evitando spiacevoli affaticamenti che portano ad un pericoloso dispendio di energia vitale.
Nel caso sfortunato in cui voi – o un vostro amico – si sia trovato ad affrontare una malattia particolarmente impegnativa come un tumore, o più tumori di diversa natura, osteoartrosi, o detta più familiarmente artite, o ancora, siate stati vittima di un attacco cardiaco, oppure di una broncopneumopatia cronica ostruttiva (chronic obstuctive pulmunary disease), ovvero un’infiammazione cronica di bronchi e polmoni che diminuisce lentamente il fiato, provocando tosse ed espettorato, – o anche tutti e quattro assieme, ma solo se ambite ad essere molto sfortunati – posso darvi una risposta più articolata.
Per approfondire alcuni dettagli possiamo farci aiutare dal Dott. Yi-Wen Chen e dai suoi colleghi dell’University of British Columbia, che in questo articolo hanno esaminato, studiato e sistematizzato i risultati di ben 33 ricerche riguardanti gli effetti della pratica del taiji in quattro situazioni di disagio cronico nell’età adulta.
In questi studi ben 1584 persone hanno praticato taiji per una media di 8 settimane ciascuno, due o tre volte alla settimana per una paio d’ore alla volta e, sia prima che dopo, sono state sottoposte a test per verificare se e come le loro prestazioni fossero migliorate rispetto all’inizio e rispetto ai relativi gruppi di controllo.
In questi studi per “taiji” si intendono in realtà molti “taiji” diversi: il primo in termini di numero di praticanti è lo stile Yang con le sue diverse declinazioni, poi vengono lo stile Sun e lo stile Wu, e per concludere altri stili che non vengono dettagliatamente nominati.
Bisogna ricordare che in questo contesto, data la gravità dei disturbi, la pratica del taiji è affiancata a cure allopatiche tradizionali, di cui diviene un complemento.
I risultati definitivi sono stati ottenuti comparando i risultati parziali di tutte e 33 le ricerche per poi confrontarli, utilizzando 7 parametri di valutazione condivisi dalla maggior parte dei ricercatori, delle cui spiegazioni rimando ai singoli link di seguito.
Il migliore risultato ottenuto, con tutte le patologie rappresentate, è il test della camminata (6 minute walking distance) con un incremento generalizzato delle distanze percorse per tutti i tipi di disturbi. Stessa cosa vale per i test di forza muscolare (knee exstensor) e per quelli sulla qualità della vita, dove il miglioramento è netto in tutte le categorie. Per i tumori i dati sono al momento ancora esigui.
Dopo questi, i risultati più significativi sono stati ottenuti dai pazienti con osteoartrite: oltre ai test precedenti migliora anche il test Get Up and Go, e si registra una significativa remissione dei principali sintomi quali rigidità e dolori cronici alle articolazioni.
Per quanto riguarda i post infartuati si può rilevare una significativa ripresa dell’umore, cioè un calo della depressione, ma pare non vi siano significate variazioni nella pressione sanguigna e nell’ossigenazione del sangue, anche se lo studio precisa che molte difficoltà di valutazione derivano dai pochi dati disponibili.
Nel loro insieme i risultati sono considerati attendibili e correlati alla pratica del taiji con un livello medio-alto di aderenza, cioè con buona probabilità i risultati sono stati ottenuti grazie all’esercizio e non ad altri fattori avvenuti contemporaneamente alle ricerche, il che mi permette di tornare finalmente alla domanda che ha aperto questo articolo e di fornirvi una risposta il più concreta e attendibile possibile.
Innanzi tutto sembra che non solo sia possibile praticare taiji nel caso in cui si manifesti una delle patologie sopra elencate, ma addirittura che il taiji sia consigliabile, prescrivibile e perfino raccomandabile proprio nel caso in cui ci si trovi nella spiacevole condizione di avere diverse malattie croniche in contemporanea, anche sintomatiche.
Anche se il taiji non opererà una vera e propria guarigione ci permetterà di avere una vita migliore, di camminare più speditamente e di avere gambe più salde, di soffrire meno di dolori e, in generale – cosa credo della massima importanza – di diventare maggiormente sereni, socievoli e sicuri di sé.
Dobbiamo ricordare di non pensare alla malattia come ad un ostacolo alla pratica, anzi, bisogna considerare la pratica come un beneficio per i propri disturbi e alla malattia come una nuova condizione con cui la nostra pratica abituale si svilupperà.
Considerato in questa maniera il taiji diverrà un prezioso metodo per migliorare e migliorarsi, fortificandoci in armonia con le nuove condizioni che col trascorre del tempo ci troveremo a vivere.
[ cc by 4.0 Lorenzo Torriani]