Buon ritorno

sdrPost pellegrinaggi, post taiji, post bagua, i piedi si preparano al nuovo autunno,

a nuovi pellegrinaggi, a nuovo taiji, a nuovo bagua, a un nuovo cammino.

Così come una volta seduti ci si rialza, dopo la vendemmia si ricomincia.

A presto con i programmi, le proposte e le intenzioni per proseguire, approfondire o inziare a praticare da settembre in poi.

Un abbraccio a tutti e a tutte!

Note a Il celestiale Bidendum, De Crecy

La storia si perde. Troppe direzioni. Si perde anche il non senso. Il tentativo di ricorsività non regge.

Disegni eccezionali.

Edizione curata, ma formato troppo piccolo. Non si legge, si perdono i dettagli del disegno. Io che sono cecato ho fatto fatica fisica a leggere i baloon fino in fondo. Insopportabile. Dove è necessario fate un’edizione dal formato più ampio, e meno economico. Diversamente fate di un’opera degna una fatica mostruosa.

In ogni caso, il mondo è fondato sulla merda di cane.

[note a Nicolas De Crécy, Il celestiale bibendum, 2015, Eris ed.]

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Ora che avete letto queste righe inconcludenti, vi lascio a due commenti seri e interessanti su De Crecy, da Fumettologica:

Marco Apostoli, “Diario di un fantasma” di De Crécy: il viaggio come autoanalisi artistica”

Boris Battaglia, La vastità del resto. Il Celestiale Bibendum di Nicolas De Crécy”

 

 

Il Mancino Zoppo, Serres

Che ci dice qualcosa a proposito dell’attenzione, durante taiji, meditazione o partita a golf che sia, parlando d’altro. E di come le idee siano ombre fuggevoli, ma indispensabili per portarci altrove.

Perchè tutti, svolgendo un qualche esercizio, hanno potuto comprendere che l’attenzione rivolta al corpo propriocettivo all’improvviso svanisce, si nasconde, si rivela e scompare, ed è così difficile da riconquistare, così fragile, fugace, leggera, che sembra accedere solo a fuggenti e volatili appercezioni. Dunque, che cosa chiamiamo idea se non una forma leggera, fugace, se non l’involucro quasi translucido di una pesante massa di cose, a volte concrete quanto il corpo? Simulacro per quanto riguarda la percezione, simulacro anche per quanto riguarda la concezione.

[Michel Serres, Il mancino zoppo, dal metodo non nasce niente, p.108, Bollati Boringhieri, 2016]

<- Ginzburg, il punto zero corporeo                                                                       Altro Serres ->

TAIJI WRITINGS FROM THE SHANGHAI YMCA [1929] di Brennan Translation

Per il primo giorno del 2018 una traduzione dal blog Brennan Translation, al momento solo in inglese, una lettura accompagnata ai dovuti auguri di piene forze per poter affrontare un altro nuovo anno.

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– 青年會太極拳班週年特刋 THE YMCA TAIJI BOXING CLUB’S ANNIVERSARY BOOK 民國十八年十二月 上海靑年會太極拳班贈 A Present from the Shanghai YMCA Taiji Boxing Club, Dec, 1929 [translation by Paul Brennan, Xmas, 2017] – 青年會太極拳班週年特刋 The YMCA Taiji Boxing Club’s Anniversary Book 姜乾題 – calligraphy by Jiang Qian – 目錄 CONTENTS 中華民國卿雲國歌 Republic of China National Anthem – “Auspicious Clouds” 程厚坤先生書贈聯句 […]

via TAIJI WRITINGS FROM THE SHANGHAI YMCA — Brennan Translation

Solo chi ha un destino rovina, Battiato spiegato da Calasso

 “Solo chi ha un destino rovina”

Da Niente è come sembra, in Il vuoto, Battiato, 2007

Grazie a Calasso che mi ha finalmente permesso di capire questo verso.

Gli eroi omerici non conoscevano una parola ingombrante come << responsabilità >>, e non l’avrebbero creduta. Per loro, è come se ogni delitto avvenisse in stato di infermità mentale. Ma quell’infermità significa qui presenza operante di un dio. Ciò che per noi è infermità per loro è << infatuazione divina >> (àté). Sapevano che quell’invadenza dell’invisibile pertava con sè, spesso, la rovina: tanto che, col tempo àté passo a significare << rovina >>. Ma sapevano anche, e Sofocle lo disse, che << nulla si avvicina di grandioso alla vita mortale senza l’atè>>.

Le nozza di Cadmo e Armonia, Roberto Calasso, 1988 Adelphi, p. 114

L’unico grande problema, come ci riguarda [parte 2]

<- Post precedente    [Dove Luca Mercalli ci intrattiene sulle questioni di cambiamento climatico. Qui ci interroghiamo, cosa può dirci la nostra pratica su questo tema?]

Taiji nel suo insieme mi è sempre apparsa come un’arte di sottrazione, sottrazione di movimenti inutili, di pensieri inutili, di distanze e di parole inutili, in breve di sottrazione del superfluo: in questo è esattamente un’educazione al risparmio, all’ottimizzazione e al cammino, pratico e concreto, verso l’essenzialità.

Non di un’essenzialità astratta e discussa all’infinito, ma di un’essenzialità che ci riguarda dalle viscere fino all’esplicazione di ogni gesto, alla selezione delle parole e dell’ascolto, fino alla pratica del silenzio, che, giusto per puntualizzare, non è non parlare – che ancora è azione – ma bensì essere silenzio nell’essenzialità dei nostri gesti e del loro significato tanto  inverbalizzabile quanto chiaro.

Cosa si può sottrarre a un gesto facendo sì che il gesto rimanga tale e che la sua armonia non venga meno?

Questa è domanda alla quale ogni buon praticante non solo non si sottrae ma incessantemente si pone, pulendo del superfluo ogni gesto, rendendolo vuoto, presente e contemporaneamente ferreo.

Fuori cotone, dentro metallo, muovere 100 kg con 1 gr, le allusioni a questo concetto nelle massime nell’arte abbondano.

A questo punto traiamo le conseguenze di questa pratica: come all’interno così all’esterno si diceva in alchimia, proiettando all’esterno questi principi avremo il collegamento che andavamo cercando sul senso generale della nostra pratica e del come il nostro comportamento potrebbe essere portato fuori dalla palestra, e dai nostri cuori, fino alla società e alle relazioni che naturalmente vi instauriamo.

Cosa si può sottrarre a una società facendo sì che rimanga civile e che la sua funzione di sotentamento collettivo non venga meno?

Innanzi tutto mostrando la possibilità di eliminare il superfluo rimanendo con l’essenziale, o avvicinandocene senza vergogna: ecco svelato una parte di ciò che comunemente caratterizziamo – o chiamiamo – presenza, mostrare in pubblico, senza troppi dibattimenti che ciò non solo è possibile, ma anche necessario e farlo senza sofferenza, senza rinuncie alla propria umanità, alla bellezza, anzi incrementandole evitando di compromettere ciò che troviamo necessario alla nostra felice esistenza.

Mentre nella pratica individuale questo problema si scioglie con l’ascolto, l’attenzione e talvolta nel confronto con gli altri praticanti, nelle questioni sociali la faccenda è complicata dal fatto che l’ssenzialità e la necessità sono frutto di un processo politico di decisione collettiva -oltre che storico e culturale – che le definisce e le differisce nel tempo a seconda di come le stesse comunità si orientano nei rapporti che intercorrono al loro interno.

Anche se con un inevitabile scarto linguistico e di studio, e quindi anche di appropriatezza delle conoscenze, si può impostare il problema, passando dalla sfera individuale a quella collettiva, di cosa sia essenziale cosa no, a cosa si possa rinuciare rimanendo ivili e umani? Si può non cedere alle lusinghe della forza, della potenza e per noi oggi del continuo accumulo? Che cosa può – e deve – essere lasciato cadere perchè improvvisamente si diviene consapevoli che impiccia anzichè sostenere, come un eccesso di forza in una serie di pugni che ci stanca prima del dovuto?

Eccoci: l’addestramento nell’Arte del Taiji aiuta a riconoscere l’eccesso e ad evitarlo, quando non addirittura ad usarlo a nostro vantaggio, nella sicurezza che togliere forza inutile ad un gesto contribuisce a migliorarne tutta la dinamica, così nella società possiamo riportare questo processo per eliminare o diminuire l’impatto ecessivo di comportamenti troppo costosi a livello energetico [ehi, sto parlando di petrolio e gas!] quando non sono necessari alla stessa sopravvivenza, snellire e rendere meno incontrollabili gli effetti indesiderati che inevitabilemnte graveranno sulla vita di tutti, di conseguenza anche sulla nostra; saper riconoscere quali di questi comportamenti costosi sono indispensabili, come le cure mediche, il cibo, delle case sufficientemente calde e delle relazioni piacevoli, per poter continuare a parlare di civiltà e debbano quindi essere scelti e sostenuti così nella sfera pubblica come in ogni scelta personale.

Ora la domanda è se siamo in grado di portare questa disciplina da dentro di noi a fuori di noi, trasformandola in etica, discussione o politica dei gesti quotidiani che ci permettano, in questo caso si radicalmente, di lasciar andare ciò che non c’entra con l’essenzialità del nostro cammino, sia personale che di comunità.

Ogni passo in questa direzione è un passo fatto insieme verso la soluzione di questo continuo insensato accumulo di scarti dell’inutile, contemporaneamente un avvicinamento alla nostra essenzialità e infine, ma non per importanza, un allenamento continuo della nostra presenza, sia dall’esterno verso l’interno che viceversa.

[Parte 3 -ovvero la coda – in arrivo]

L’unico grande problema da risolvere, la parola a Luca Mercalli [Parte 1]

Esiste e che cosa è il cambiamento climatico?

Ci dobbiamo preoccupare?

La parola a Luca Mercalli, presidente della Società Metereologica Italiana, al circolo dei lettori di Torino il 28/11/2017.

Guardatevelo tutto, da cima a fondo, al minuto 30:27 viene introdotto un grafico, parla di punto di non ritorno, cioè di quanto siamo nella merda, cioè di quanto dovrebbero risutare senza senso – per difetto –  le domande con cui ho aperto questo post.

 

[Sul mio pc ho notato che Firefox, per qualche ragione, forse a causa di un falso positivo sui filtri contro la pubblicità, non visualizza il player di youtube, nel caso in cui fosse così anche sul vostro, ecco qui il link. Buona visione]

Spesso mi chiedo come il taiji, e del resto la pratica filosofica, possano contribuire ad arricchire una costruzione di senso che permetta a tutti di approcciarsi a questo enorme problema, perfino difficile da immaginare, gettando le basi per una maggiore sensibilità affiancata a una più chiara e acuta comprensione che permettano di orientarci verso la consapevolezza del legame tra le nostre azioni, i nostri desideri e le loro conseguenze in termini ambientali e sociali, su una scala mai sperimentata prima, permettendoci di pianificare una via d’uscita comune.

Mi auguro che sempre un maggior numero di persone inizi a porsi questo tipo di domande, anche all’interno del proprio singolo campo di interesse, diversamente queste potrebbero essere le ultime domande che saremo in grado di farci. Poi saremo troppo occupati a trovare del cibo.

Proverei a sviluppare qualche considerazione, almeno parziale, nel prossimo post, mi auguro lunedì.

 

Ipotizzando una rivoluzione ironica

Il suggerimento di Tristan Tzara, poeta romeno francese. Nella primavera del 1916, mentre la guerra infuriava in Europa, Tzara lanciò dal Cabaret Voltaire di Zurigo il progetto dada: “Abolire l’arte, abolire la vita quotidiana, abolire la separazione tra l’arte e la vita quotidiana”. Pare che Lenin fosse li seduto da qualche parte, bevendo tè o forse vodka. Cosa sarebbe stata la storia del secolo se il poeta e il comunista fossero diventati amici, e avessero condiviso uno stile ironico? Forse l’ironia dada avrebbe agito come antidoto alla severità bolscevica.

Bifo, Magagnoli, su Linus n.612 Maggio 2016 p. 81

Le basi del Taiji Quan, incontro Sabato 11 Novembre presso Studio Bonzanigo11, Torino

Buongiorno a tutti,

anche quest’anno sono confermati gli incontri di approfondimento su le Basi del Taiji Quan, si tratta di un gruppo di sei seminari su argomenti diversi e distinti tra loro aperti sia agli studenti interni che non, dove approfondire ogni volta una tematica differente: QUI il piano generale dei corsi 2017/2018.

Quest’anno saremo ospiti dello Studio Bonzanigo11 in via Bonzanigo 11, Torino dalle ore 15 alle ore 18, le iscrizioni sono aperte, ma il numero di posti è limitato, pertanto la prenotazione è obbligatoria alla mail torinochengming[at]gmail.com

Ecco il canovaccio della lezione:

Sabato 11 Novembre

Taiji: Dalla non azione (wuwei) al movimento vuoto e pieno (yinyang)

  • Partendo dal peso a terra sviluppare dondolamenti e oscillazioni in diverse direzioni
  • Postura simmetrica: ricerca del centro attraverso piccoli sbilanciamenti
  • Il peso che si sposta, riempire e svuotare il corpo, esercizi singoli e a coppie
  • Riempiere e svuotare in alto e in basso: attenzione sul bacino
  • Sbilanciarsi: dalla postura alla camminata naturale

<- tematiche di approfondimento 2016/2017